domenica 18 dicembre 2005

Internet e politica: occupazione di spazi

Prendo spunto da un intervento di Luca de Biase, che riporto integralmente (e non perché mi ha citato...).
Internet e politica: precarietà, propaganda, trucchi, credibilità, discussione democratica...
Ieri, a Roma, sono passato vicino al tema del rapporto tra politica e internet in due occasioni.
Prima sono andato da Bruno Pellegrini per il suo programma su Nessuno.tv. C'era Gigi Roggero, un sociologo che si occupa di movimenti giovanili e precariato. Che cosa c'entrano con i nuovi media?
Me ne sono tornato a casa con una convinzione. Che si riallaccia al tema del declino. Sul quale peraltro sono intervenuti Alfonso Fuggetta, Mauro Lupi, Carlo Odello e Mr. Reset. Ebbene: se quello italiano non è declino ma trasformazione, da sistema industriale a post-industriale, con un sacco di gente che la paga cara e un po' di gente che riesce pionieristicamente a trovare una nuova strada, anche la parola precarietà è inadatta, perché - come diceva Roggero - sembra nostalgica di un mondo di garanzie che non c'è più. Di sicuro c'è bisogno di sicurezza, ma questa si trova:
1. nella competenza personale (fatta di saperi, mentalità e rete di persone conosciute, che ti porta da un posto all'altro o da un cliente all'altro...),
2. nella capacità di vedere i cambiamenti anche come opportunità (le strutture abilitanti come per esempio internet stanno crescendo e consentono iniziative individuali e di gruppo che un tempo non erano possibili; ne ha parlato un architetto giovanissimo che si è messo in proprio, ne ha parlato RobinGood)
3. nella riformulazione dello spazio comune (la res publica, direi) che riassume il tessuto connettivo sociale e il territorio della scelta politica, in modo che sia davvero concesso ai cittadini di cogliere le opportunità di cui sopra. Ne riparliamo...
Poi sono andato a questo convegno:
Presso la Camera dei Deputati, il convegno su "web/politica" e nello specifico sulle campagne elettorali online, dal titolo:
"ELEZIONI E INTERNET: CONVERGENZE PARALLELE ?
LA RETE, LA COMUNICAZIONE MOBILE E LA CAMPAGNA ELETTORALE 2006"
In occasione del convegno sarà presentata la ricerca, condotta da CE&Co. per conto di Blogosfere:
Le nuove forme di comunicazione e partecipazione politica on line
Alla presentazione, moderata dal giornalista di RAI 3, Giovanni Floris, sono intervenuti:
On. Paolo Gentiloni, Presidente commissione vigilanza Rai e resp. comunicazione La Margherita, On. Antonio Palmieri, Resp. comunicazione Forza Italia, Marco Montemagno, Amministratore Delegato Blogosfere, Carlo Erminero, Presidente CE&Co. E c'ero anch'io.
Mi sono preparato riguardando la discussione avviata in rete all'epoca delle elezioni regionali e riassunta qui. I risultati dell'indagine presentata da Erminero sono invece qui.
Il dato più soprendente è che si dichiarano più favorevoli all'uso di internet per la oomunicazione politica gli elettori di destra e meno quelli di sinistra (probabilmente perché quelli di sinistra sono compresi in quel 42 per cento di persone che hanno dichiarato una certa ostilità alla politica politicante anche in rete, territorio nel quale vorrebbero una discussione più fresca). La battuta che ha definito l'intervento di Palmieri è stata: «internet è il viagra della politica» (sic). La battuta migliore di Floris è uscita quando Palmieri gli rinfacciava che a Ballarò Berlusconi aveva subito un conduttore che imperversava: «Se per imperversare intende fare domande...» (è proprio vero: sono stato con Berlusconi una giornata intera e so che le domande gli danno proprio fastidio...). Gentiloni si è dimostrato uno serio e preparato (ha persino citato MeetUp): tra i politici ormai ci sono anche quelli che capiscono internet! Montemagno ha fatto un lavoro di sintesi molto corretto.
Me ne sono andato a casa con altre tre idee:
1. se la politica è un sistema di propaganda per raccogliere voti, internet è preziosa come per tutti gli altri business ed è tuttora sottovalutata: il budget del 4 per cento delle risorse pubblicitarie indirizzato alla rete non è giustificato da nessun parametro sensato se non l'ignoranza dei decisori d'acquisto e il potere dei centri-media e della tv nostrana;
2. se la politica è una cosa più seria di così deve imparare che internet è un medium potentissimo purché se ne riconosca il carattere orizzontale - il pubblico è parte integrante della produzione e della trasmiossione - del tutto diverso da quello verticale della tv: il che significa che qualunque messaggio in rete sarà accolto in modo più critico e consapevole; quindi è più difficile manipolare la rete ma quando la si conquista la rete ti dà una fiducia che la tv non può garantire;
3. se la politica non è solo votare e far votare, ma è soprattutto discutere in merito alle questioni sulle quali decidere per la collettività, internet è un medium enormemente migliore di ogni altro.
Ora sono a casa. Con queste esperienze che condivido qui. E leggo delle polemiche che in rete si stanno sviluppando intorno al caso dei concertisti e dei coivolgimenti degli uomini di sinistra. Beppe Caravita ne parla con la consueta generosità. Teniamo presente che tra i coinvolti c'è la gente di D'Alema, ma anche la Lega di Calderoli e qualche operatore di Forza Italia. E molti altri. Da questo emerge un tema: se la politica democratica non è discussione libera per prendere decisioni condivise, non è neppure propaganda per prendere voti, ma è un sistema per occupare posti dai quali gestire soldi per avvantaggiare se stessi e gli amici, allora la rete non è solo un medium: è un cane da guardia senza precedenti, che non darà tregua a nessuno. Né ai peggiori, né ai Migliori...

A questo intervento, va aggiunta la segnalazione che grazie a Beppe Caravita, mi sta arrivando da più persone milanesi. Letizia Moratti ha fatto registrare i domini delle vie di Milano, tutte le vie di Milano.
Tutto quanto testimonia, inequivocabilmente, che in Italia il web è considerato come uno spazio da occupare, cercando di fare in modo che se cerchi qualcosa, rientri all'internodi un sito di polici o comunque sia deve essere politicizzato.
E non è un problema di destra o di sinistra, come ha detto De Biase, ma probabilmente non si stanno cogliendo i segnali. E' vero che "Google" appiattisce il modo di cercare e di informarsi, ma è altrettanto vero che il web 2.0, feed catalogabili, servizi freeware e informazione sempre più personalizzabile, azzererà in fretta questo modo di comunicare. La selezione naturale viene dal basso, non è imposta, non è imponibile. Quindi, questo modo di fare politica, appartiene ancora al web 1.0.
E' una visione, a mio modo di vedere vecchia. Non che il web 2.0 sia già arrivato, ci vuole ancora del tempo. Ma la strada è tracciata. A me il nome web 2.0 non piace, mi adeguo però, perché spiega in un attimo come il web si stia evolvendo. Silenziosamente.
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