martedì 5 luglio 2005

Giornali e blogger

Pare che stia facendo molto discutere un post di Luca De Biase su giornali del futuro e blog.
E dunque: come saranno i giornali del futuro? E soprattutto come saranno cambiati dai blog? Urge un contributo nella linea emersa dalle sollecitazioni di Gaspar Torriero, Massimo Mantellini, Giuseppe Mayer, Luigi Ferro, Paolo Valdemarin, Fabio Metitieri...
Proviamo, in cinque (correggibili) punti. I giornali del futuro:
a. Sapranno che la relazione con il pubblico è cambiata: non c'è più solo chi produce l'informazione da una parte e chi ne fruisce dall'altra. C'è un gruppo di produttori-consumatori di informazioni che crea una nuova dimensione nella relazione tra i giornali e il loro contesto.
b. I giornali di successo sapranno ascoltare non solo il pubblico nella sua segmentazione descritta dal marketing; e non solo le fonti di notizie nella gerarchia di importanza decifrata dai giornalisti: sapranno ascoltare anche il pubblico che attivamente produce informazione, elaborando e discutendo opinioni, scovando e verificando fatti.
c. All'ascolto del pubblico attivo dedicheranno tempo (parecchio) tutti i giornalisti (interessati a qualunque tema) che vogliano scoprire informazioni da verificare oppure che vogliano provare la solidità delle loro opinioni discorrendone online con blogger di valore.
d. Per il pubblico non attivo (che resterà fatalmente maggioritario) i blogger tenderanno a essere un modo per sottolineare i pezzi migliori dei giornali attraverso meccanismi di citazione e critica (sempre più efficienti) che influiranno sulla rilevanza dei giornali in base alla logica dei motori di ricerca e dagli altri modi di farsi trovare online.
e. Il ruolo dei giornali si farà più "puro": nel senso che dovranno agire secondo un metodo che si dimostri in grado di far emergere l'informazione più verificata e credibile. O comunque dovranno dichiarare la loro linea editoriale e attenersi ad essa. Altrimenti non saranno dissimili da ogni altro canale di informazione. Ma la forza di quel metodo dovrà essere affinata continuamente sul campo.
Non sarà facile. L'emergere di questo tipo di giornali sarà un fenomeno pieno di tensioni e incomprensioni. Con tante avanzate e forse qualche fatale ritorno all'indietro... Si vedrà...

Qui un mio commento.
I blog, in Italia, per molto tempo ancora saranno qualcosa di nicchia. Hanno un unico pregio: evidenziare alcune notizie, molto spesso riportandole, quasi mai sono fonti di notizia. I giornali devono essere fonte di notizia (i quotidiani) e di approfondimento ( settimanali e mensili). Il blog, quindi, finiscono irrimediabilmente in mezzo. L'informazione su Internet, quindi, copre tutta la filiera, perché anticipa i quotidiani, fa rimbalzare le notizie, rilancia le notizie apparse sui quotidiani, le approfondisce prima dei settimanali, rilancia e discute sugli approfondimenti dei settimanali e mensili e fa vivere la notizia, nel caso sia sostanziosa, nel tempo, anche grazie ai motori di ricerca.
Da qui, riuscire a capire quale sarà il futuro dei giornali, non mi è dato saperlo.
Pensiamo ad un quotidiano come il Sole 24 Ore (visto che ti riguarda): se ogni notizia potesse essere commentabile, chi leggerebbe quel mare di informazioni? E come si potrebbe fare a selezionare i messaggi interessanti da quelli inutili o che semplicemente fanno polemica? Per questo motivo, il mio blog non prevede commenti: vuoi dirmi qualcosa, allora mi scrivi. Se è poi interessante, lo pubblico.
Non è democratico, ma tiene lontani i zizzaniosi. E non crea entropia di informazione.
Il pubblico non si divide, secondo me in attivo o passivo. Chi è attivo, parlando come editore o giornalista, è un mio lettore, quindi mi da da vivere. Perché se non non è un mio lettore non è realmente attivo, ma diventa fonte o stimolo al mio lavoro. Cosa ben diversa. Insomma, il lavoro del giornalista, come lo dipinge qualcuno diventa molto più complicato. In realtà, basta un computer, un lettore di feed e un po' di voglia di navigare. Senza alzare il sedere dalla sedia. Non capisco la difficoltà.
Il giornalista è un mediatore. Lo è sempre stato. Lo sarà sempre. Quelli che fanno opinione sono pochi. E si contano.
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