lunedì 2 maggio 2005

Gianluca Neri, Giuliana Sgrena, il PDF e la tecnologia

Non c'è Telegiornale, radio e giornale che non parli del PDF degli americani sulla grana Sgrena. O meglio, sull'agguato che ha ucciso Calipari.
Ebbene, vi rimando al sito di Gianluca Neri per informazioni dettagliate, se non le avete, e comunque è sempre interessante risalire alla fonte delle notizie.
Il rapporto USA sul caso Calipari nella versione originale, pubblica e censurata (clicca qui per scaricarlo in formato .pdf) Il rapporto USA sul caso Calipari nella versione non censurata, comprensiva degli “omissis” (clicca qui per scaricarlo in formato .pdf).
Siccome questo blog parla di tecnologia, mi piace riportare la frase di Gianluca e commentarla.
Per qualche arcano motivo che andrebbe analizzato, banche, avvocati, notai e - ora scopriamo - forze armate, ritengono in formato “pdf” molto più “sicuro” che il Word della Microsoft. E non hanno torto, intendiamoci. A meno che.
A meno che non si prendano le dovute precauzioni che il formato “pdf” di Acrobat consente, quali, ad esempio, inserire una password per impedirne la stampa, l’esportazione, il copia e incolla dei contenuti. Questo no, non lo fa nessuno.
Per inciso, non lo hanno fatto nemmeno gli americani, pur avendo a che fare con un documento che - evidentemente - conteneva lunghi paragrafi che dovevano rimanere segreti: hanno preso il documento, hanno deciso che cosa andava cancellato, e hanno coperto il testo incriminato con una pecetta nera, trattando un documento digitale come se fosse un ciclostile e ignorando che sotto la pecetta nera le frasi cancellate rimanevano lì, a coprirsi le vergogne con un asciugamano che poteva essere scostato da chiunque.
Come? E’ sufficiente aprire il documento originale con la versione professionale di Acrobat (quella che permette non solo di leggere, ma anche di editare i documenti), selezionare tutto il testo e fare un copia e incolla su Word o un qualsiasi editor. Oppure, più facile ancora, aprire il file “pdf” originale, cliccare su “Salva come…” e scegliere un qualsiasi formato diverso dal “pdf” (sempre Word, tanto per dirne uno).
Et voilà, la pecetta nera sparisce: gli “omissis” sono lì, nero su bianco, invece che nero su nero.

Insomma, il PDF non si dimostra così sicuro come invece ci vogliono dimostrare tutti quanti e grazie all'edizione di Acrobat (non il Reader gratutito), è possibile andare "pescare" le modifiche e le imprecisioni precedenti al documento.
Devo però dire che anche il diffondersi di documenti Word con le revisioni non cancellate (o meglio accettate) è una vera piaga per le aziende, che mandano in giro documenti con tutte le modifiche che sono state fatte e che quindi le espongono a problemi non da poco (a me personalmente è arrivato un documento da parte di un'agenzia che si riferiva la PM di un'azienda definendolo povero pirla perchè voleva introdurre una frase nel testo!).
Insomma, andiamo verso la firma elettronica e ci scopriamo vulnerabili nei documenti? Basta usare il PDF chiuso e mandare in diro dei file Doc in cui le revisioni sono accettate. Ma alla fine in quanti lo sanno? E si spera sempre che chi poi riutilizzerà i nostri documenti abbia scarse conoscenze informatiche. Ma in realtà non è così.
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