venerdì 12 novembre 2004

La società della conoscenza

Stamattina ho fatto un salto alla conferenza stampa dei Verdi a Milano sulla brevettabilità del software. A parte il fatto che è tristissimo constatare quanta poca attenzione ci sia al problema, mi pare rimarchevole il fatto che ci siano dei politici che si occupino e preoccupino del futuro dell'umanità. Perchè è di questo che si tratta.
Infatti, oggi si possono brevettare delle idee, e come diceva Formenti, basta che uno abbia pensato a qualcosa che si possono fare dei soldi. Il meccanismo è semplice: hai un'idea, chiedi di brevettarla. L'ufficio, oberato di lavoro, mica è in grado di verificare. La prende per buona e si prende i soldi (perchè ovviamente brevettare costa). Poi ci penseranno i legali a vedere, in caso di controversia, se si può farci dei soldi oppure no. Così il pesce grande mangia il pesce piccolo, perchè quello piccolo non ha quasi mai il denaro per affrontare una lunga e dolorosa causa in tribunale. L'Europa ha la possibilità di svincolarsi da questo modus vivendi, e visto che il parlamento europeo è cambiato, sono entrati altri stati membri, ci sono le premesse per fare delle modifiche sostanziali.
Quello che penso io, personalmente, è che dobbiamo tutti quanti, in qualche modo, cercare di spostare quella che è una battaglia di civiltà e svincolarla dagli aspetti più evidenti come il peer to peer, l'Open Source, l'hacking.
La condivisione del sapere è uno dei pochi punti cardine che la storia ci ha regalato, e non possiamo buttarlo al vento in nome di uno sfruttamento economico. Che ci deve essere, ma non deve diventare vincolante per la crescita e all'affermazione dell'essere umano. Se tutti quanti capiamo questo passo fondamentale, credo che anche i parlamentari di tutti i paesi lo possano capire.
Faccio sempre un esempio lampante in queste occasioni (è stato citato anche stamattina): la Finlandia è sinonimo di produttività (lo dicono le statistiche). Ebbene questo stato è quello che sfrutta maggiormente l'open source. Ma per contro, l'Irlanda è la nazione con maggiori tassi di crescita e una situazione di tassazione favorevole alle aziende, e qui l'Open Source stenta e vince il software proprietario. Quindi ci possono essere delle possibilità in entrambi gli ambiti. Essere obbligati a fare delle scelte è sempre brutto. E questo, sia ben chiaro e non nascondiamoci dietro ad un dito, è vero da una parte e dall'altra. Da chi fa software proprietario e chi open source, chi fa musica e chi la pirata. Anche perchè senza musica non ci sarebbero i pirati. Ma i dati che ho snocciolato stamattina sui DVD dimostrano che la pirateria video esiste, ma non produce ancora dei danni evidenti, visti tassi di crescita, anno su anno, a due cifre! E poi quelli del cinema si stanno movimentando per creare un mercato fertile e rendere la pirateria inguardabile. Inoltre, hanno adottato delle politiche di prezzo adeguate. Oggi un DVD di un film uscito nelle sale sei mesi fa costa 20 euro (circa). Quanto costa un CD audio appena uscito, di media?
Passando per un mercato oggi, ho visto addirittura i film che andavano in sala per la prima vota stasera, non solo in DVD ma anche in DivX. Alla faccia della Urbani, delle leggi che regolamentano il commercio. E anche del buon senso. Dei CD musicali non mi sono nemmeno curato...
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