venerdì 26 novembre 2004

Il FuturShow

Premesso che tutti quelli che ho visto in questi giorni, parlando del FuturShow, hanno avuto un'unica risposta, prendo spunto da un messaggio postatomi da Daniele, che riprende a sua volta un articolo apparso su La Stampa, firmato da Anna Masera. Per leggibilità, Daniele scusami ma ho posto le tue considerazioni in fondo, sempre in corsivo. Poi ci sono i miei commenti. Si tratta di un'intervista a Claudio Sabatini, il fondatore, motore e creatore dell'evento.
[...]Perchè «questo comparto non si può relegare a una carrellata di prodotti».
Come è andata?
«Milano ha colto la nuova formula: gli oltre 60 luoghi sparsi nella città sono sempre stati affollati. Ma soprattutto, è stata una sfida entusiasmante».
Cosa ha funzionato di più?
«Declinare le tre T di Richard Florida (Tecnologia, Talento, Tolleranza): a giudicare dall’accoglienza del pubblico e dei partecipanti, è piaciuta l’idea di puntare sui progetti, sui personaggi e sulle idee, e non sui prodotti. Abbiamo dimostrato che una fiera può diventare un luogo di incontro sociale. Le aziende e le istituzioni hanno capito e ci hanno seguito. Hanno riflettuto sul modo di comunicare innovativo».
[...]
Che cosa ha funzionato di meno?
«Economicamente non chiudo in attivo, ma me lo aspettavo: è stato un investimento che mi ha ripagato con la soddisfazione. Questo è il primo anno, conto di rifarmi in futuro».

Da qui i commenti di Daniele.
La ICT, per definizione, offre una carrellata di prodotti. Non può far fare altro. Possono essere prodotti utili, inutili, ma sempre prodotti. Se perdiamo questo punti fermi non so dove potremo capitare. La tecnologia non si mischia facilmente con la filosofia.
La formula di fare un qualcosa al di fuori della fiera è una bella idea, ma che non porta nessun valore aggiunto ai prodotti e alle aziende. Se poi lo spazio in fiera è lasciato al vuoto di Assolombarda o all'Onu... Che in fiera ci siano stati degli incontri sociali è tutto da dimostrare. Per altro, ci sono stati degli scontri tra chi entrava nelle tende e chi ne usciva. FuturShow è qualcosa di inutile, ma soprattutto dannoso per il sistema informatico italiano. Non ha senso parlare a vanvera, nemmeno Bill Gates mi pare che abbia avuto qualcosa da dire di sensato. Le aziende vendono prodotti. Poi il marketing ci può mettere qualcosa. Ma si vendono prodotti. In qualsiasi caso, di idee al Futurshow non ne ho viste. Per niente.

Ok, adesso provo a dire qualcosa.
Allora, il FuturShow non è mai stato un evento importantissimo, fondamentale per il mercato italiano. Ma secondo me esiste un'esigenza per le aziende che si occupano di prodotti consumer e da parte dei consumatori-clienti-utenti, ed è una grande opportunità. La formula del FuturShow è innovativa e sbalorditiva, tanto da far parlare qualcuno di scandalo e altri per sbertucciarlo a causa del "vuoto candore" degli spazi.
Sabatini voleva colmare questo spazio, in una sede adeguata che non sia Bologna, lontana dalle aziende high tech. Ha avuto coraggio, c'ha messo la faccia e Microsoft c'ha messo Bill Gates. Ha fatto un gran bel "can can" con uno sforzo sostanzialmente limitato.
Con tutto contro. E con una politica di prezzo aggressiva.
I numeri dei visitatori hanno dato ragione a Sabatini. Per le aziende non saprei, ma il costo contatto è stato ridicolo. Dipende poi come un'azienda ha deciso di impostare il proprio spazio-tenda. E qui si vede la differenza tra aziende serie e aziende che stanno in piedi per miracolo.
Una volta stanziato il budget per partecipare, fatto trenta, si può fare trentuno cercando di allestire gli spazi. Alla fine, Milan e Inter, che con FuturShow e le tre T erano probabilmente le aziende che c'entravano meno, hanno cercato di inventarsi qualcosa. Ma quante aziende non sono state in grado di andare più in là di una vetrinetta con i prodotti.
Il problema, quindi, è sempre il solito: chi ci mette la testa e chi no. Indipendentemente da chi organizza le fiere e come le allestisce. Anche perchè, chi l'ha fatto, la gente dentro la fiera e in giro per Milano ce l'ha portata. Quindi ha fatto il suo lavoro e ha vinto la sua sfida.
Se poi la sfida non era quella delle aziende o dei consumatori è un altro paio di maniche.
Alla fine a novembre-dicembre, negli anni novanta, c'era Abacus. Si trattava di un evento consumer. Il periodo è quello giusto. Del FuturShow, qualche idea è stata ottima. Qualcuna è stata buona, diverse erano sbagliate. Ma credo che nessuna fiera abbia avuto un successo tale in termini di partecipazione di pubblico e di aziende.
Se con Smau facessero gioco di squadra ...
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