giovedì 15 luglio 2004

La tecnologia di default

Nella discussione su quale sia il livello di informatizzazione in Italia, vorrei inserire un piccolo tassello per circoscrivere il problema.
Per riuscire a capire dove ci troviamo e come sarà necessario muoversi, senza pensare a Guru ed Evangelisti, è bene capire dove siamo adesso.
Diamo per assodato che le imprese italiane, piccole, medie e grandi, abbiano una quantità sufficiente di PC per sbrigare le pratiche normali.
Ma quante persone dispongono della posta elettronica?
Quante hanno un data base relazionale?
Quante hanno dei server e quanti accedono ai dati in modalità sicura?
Quanti utenti navigano su internet e se l'azienda dispone di una intranet?
Quanti utenti di foglio elettronico avanzato ci sono in azienda?
Quanti dispongono di un cellulare e quante aziende utilizzano il cellulare come strumento di comunicazione avanzato?
Quante aziende dispongono di sistemi di videoconferenza?
Quante aziende hanno al proprio interno le competenze, reali e non nominali, informatiche?
Quante aziende fanno della formazione seria e non per scaricare utili?
Quante aziende utilizzano sistemi di memorizzazione dei documenti interni elettronica?
Che livello di backup è presente nelle aziende?
Di antivirus?
Ho fatto un po' di ricerche, ma dati di questo tipo, che permetterebbero di avere un quadro reale della situazione delle nostre aziende, non esiste.
Abbiamo ricerche su tutto, su come investe una famiglia e un'azienda, ma non sappiamo che cosa ci fanno realmente.
Ieri spiegavo che, banalizzando, una soluzione Crm si può implementare con un foglio di Excel che attinge a dati esterni e li analizza grazie alle tabelle pivot e un po' di abilità nel visualizzare e aggregare dati. Erano sbalorditi. Ma è davvero possibile. E' solo una questione di organizzazione dei dati. Nulla di fantascientifico.
La discussione su come sia possibile intervenire in futuro in questi ambiti dipende fortemente da come è la situazione attuale.
Ibm ha diecimila progetti in corso su Linux, laboratori, ha in mano il 36% del mercato Linux. Punta alla media impresa. E alla piccola. Lo stesso discorso, in altri termini, è valido per Sap. Ma anche per Microsoft, Oracle, e via di seguito.
Ma in Italia queste aziende, e lo confermano tutti, navigano a vista. Chi più e chi meno.
E i mega consulenti prosperano. Ma anche piccole e piccolissime aziende che raggruppano competenze incredibili. Con squilibri nel sistema.
Non si tratta di sapere che cosa usano, che processori montano. Ma di quello che ci fanno con i computer. Davvero. Sapere qual è la tecnologia di default, quello che possiamo chiamare come il minimo non indispensabile, ma realmente presente nelle aziende. E' una bella sfida.
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