giovedì 13 marzo 2003

Il mondo dei videogames (visto dall'industria)

Un videogioco oggi costa, a chi lo realizza, circa 3 milioni di dollari (euro) e circa tre anni di lavoro. Il mercato dei videogiochi è più importante, in termini di giro d'affari, del mercato del cinema. Ma nel cinema si sperimentano idee, ci sono produttori indipendenti, registi, festival e quant'altro per alimentare il sistema. Nei videogiochi ci sono pochi produttori, ma quel che è peggio, sono spariti i produttori indipendenti. A chi è andata bene, è stato acquistato da una software house. A chi è andata male, ha chiuso.
Per questo motivo, si vedono in giro praticamente solo due tipologie di giochi: i sequel di titoli famosi (II, III, ...) e con il richiamo a titoli di successo o giochi tratti da licenze cinematografiche.
C'è davvero poco spazio alla fantasia, che ha lasciato il posto alla tecnica. In pratica, se trovo un algoritmo che permette di fare svolazzare un foglio di carta e di colpirlo con una pallottola, cosa che altri titoli non hanno, posso realizzare un gioco e una storia su questo semplice espediente. Tecnicamente è ineccepibile, si prende qualche quattrino dalla casa costruttrice dell'ultima generazione di scheda video o di console e il gioco è fatto.
Al diavolo il marketing!
Anche l'ultimo film di 007 è stato concepito in questo modo: non esiste nemmeno una trama decente nel film, ma incassa milioni di dollari. Solo che di film così ce ne sono pochi. Gli altri, basta sfogliare un quotidiano e leggere i titoli, sono film normali, certo i sequel funzionano, ma non sono la regola, sono l'eccezione.
Nei videogiochi invece il sequel è la regola, la clonazione di altri titoli l'arte suprema.
Insieme ad un amico (anzi più lui), abbiamo avuto l'idea di un videogioco. Bello, originale, divertente, con sfondo ecologico. Non sappiamo se venderà, non ne esistono di simili.
Abbiamo cercato di vendere l'idea: in fondo, qualche vecchia conoscenza ce l'ho. Nessuna risposta.
L'unica, anzi, è stata di una software house che ci ha detto che loro i giochi non li sviluppano, li acquistano e quindi vi costruiscono il marketing. Un po' come i taiwanesi con i computer, colonizzati da americani ed europei.
"Venite con una demo e ne parliamo" è stata la risposta. Ma come, se posso fare una demo, posso fare il gioco. Se posso fare il gioco lo distribuisco on line in formato shareware (primi episodi gratis poi paghi) come è stato in passato per Doom e Quake (solo per fare un paio di esempi di nomi significativi).
Vengo al nocciolo della questione. Nel cinema un autore e un regista hanno l'idea e la creatività. Ma non hanno l'industria. Vanno da un produttore, si accordano e la produzione è curata da personaggi che sanno fare bene questo mestiere, curano la post produzione e il marketing. Nei videogiochi non è così: fatti tutto da solo e poi te lo vendiamo noi.
I videogames che oggi sembrano in espansione, moriranno, a favore delle tracce interattive dei DVD: tutte uguali, tutte vagamente interessanti, ma nessuna per cui valga la pena l'acquisto.
Ecco, i videogames faranno una brutta fine: tutti giochi uguali, tutti multiplayer standard, tutti con la stessa grafica sbalorditiva. tranne che per cinque o sei titoli all'anno, per cui vale la pena l'acquisto. Ma temo che diminuiranno sempre più. Comunque, una volta, quando dirigevo una rivista di videogiochi, davo de idue a quelli che se lo meritavano (secondo il nostro giudizio). Oggi, sfogliando le tante riviste, non si vede nemmeno un cinque. I tempi cambiano o gli inserzionisti hanno più potere.

PS Mi sono attrezzato: ho un motore grafico e sto costruendo un gioco. Per passione e non per business.
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